Esplorando il Salento

Gallipoli

Gallipoli è un comune di circa 20.000 abitanti sul versante ionico salentino il cui nome deriva da Kale polis e significa “città bella”. Divisa in due parti, il centro storico la cosiddetta città vecchia, che sorge su un’isola di natura calcarea (che parte dal porto fino a percorrere in modo circolare e intorno al mare tutte le strade del centro contornate di botteghe artigiane e posti dove mangiare) e il borgo nuovo collegato all’isola da un ponte seicentesco e che rappresenta la parte più moderna della città. A circa un miglio da Gallipoli di trova l’Isola di Sant’Andrea adesso disabitata, prima veniva usata dagli abitanti di Gallipoli per pascolare le loro greggi. Oggi è considerato un patrimonio unico dal punto di vista naturalistico in quanto è l’unico sito di nidificazione del gabbiano corso. L’isola è zona di passaggio di molte specie di uccelli ed è stata riconosciuta come habitat naturale comunitaria protetta.  D’interesse archeologico per la presenza di insediamenti risalenti all’età del Bronzo.

– Nei pressi del ponte si trova la fontana greco-romana considerata per diverso tempo la più vecchia fontana d’Italia essendo stata datata intorno al III secolo a.c. data resa dubbia da alcuni studiosi d’arte che invece credono sia stata opera del XVI secolo, epoca in cui si tendeva a ricopiare antiche sculture. La facciata che guarda a scirocco verso il mare ha 4 cariatidi, sculture di donne che sorreggono un architrave riccamente decorato, mentre nei bassorilievi si trovano scolpite scene che rappresentano le tre metamorfosi delle mitologiche DirceSalmace e Biblide. Sull’altra facciata che è rivolta verso il corso principale, vi sono collocati lo stemma di Gallipoli, un’epigrafe in latino e le insegne del sovrano Carlo III di Borbone. In basso si trova l’abbeveratoio dove in passato si dissetavano gli animali.

– Suggestivo è anche il Castello Aragonese circondato dal mare costruito in epoca romana e ristrutturato in epoca bizantina sia nel VI che nel X secolo dopo essere stato diverse volte distrutto durante le invasioni barbariche. In epoca angioina fu ristrutturato di nuovo perché subì diversi danni durante l’assedio del 1268 e in periodo aragonese fu costruito un recinto a pianta poligonale fortificato da torri cilindriche che sopravvive fino ai giorni nostri. Nel 1522 fu costruita la cortina di levante chiamata Rivellino il cui accesso è consentito tramite un ponte levatoio perché staccato dal perimetro della fortezza e isolata in acqua e dove si trovano ancora le originarie catapulte e i canoni usati per difendere la città.

Gallipoli è una città salentina che ha visto fiorire lo stile barocco nelle sue architetture sin dalla metà del settecento riprendendo un po’ quello che era lo stile decoroso del barocco leccese. Il termine “barocco” etimologicamente significa pietra preziosa irregolare, e la differenza tra il barocco leccese e quello gallipolino era che a Lecce veniva utilizzata la pietra leccese mentre a Gallipoli il carparo, una pietra malleabile che veniva trattata con latte di capra per proteggerla dall’acqua marina. Inizialmente lo stile barocco, con i suoi motivi floreali, gli animali mitologici, gli stemmi ecc.. interessò soltanto le chiese e i palazzi signorili, in seguito ne fece uso anche l’architettura privata.

– Una delle opere più rilevanti sia dal punto di vista religioso che artistico da visitare e che rispecchia il barocco gallipolino è la Basilica Cattedrale di Sant’Agata nel cuore del centro storico di Gallipoli. Costruita nel periodo della controriforma tra il 1629 e il 1696, la chiesa è a croce latina a tre navate con due file di colonne in ordine dorico realizzate in carparo e un maestoso altare policromo esprimono raffinatezza al proprio interno. La facciata principale della chiesa è altamente decorata in stile barocco con la presenza di alcune nicchie contenenti le statue che raffigurano Sant’Agata, San Fausto e San Sebastiano nella parte superiore, mentre Santa Marina e Santa Teresa D’Avila nella parte inferiore, rispettivamente a sinistra e a destra.

Gallipoli vanta tantissime altre chiese interessanti da visitare, un porto in cui incontrare i pescatori al termine di una giornata o una nottata di pesca dove poter comprare direttamente il pesce fresco appena pescato, un centro storico con tante viuzze che conducono verso il mare e dove poter ammirare uno dei più bei tramonti del sud sul lungomare, dove poter fare un tuffo nella bellissima Spiaggia della Purità, piccola ma accogliente e che si trova al di sotto dei bastioni del centro storico. Un luogo suggestivo dove passeggiare, degustare degli aperitivi o cenare in un ristorante, trovare negozi di artigianato locale. Nel borgo nuovo si possono fare lunghe passeggiate, fermarsi nel parco giochi per far divertire i propri bambini, andare al cinema, fare shopping lungo il corso principale. Dalla parte opposta si trova il lungomare con tutti i lidi in spiaggia dove poter ballare e sostare fino a sera. La movida è presente nella città e nei dintorni con discoteche all’aperto e locali e da alcuni anni è meta prediletta dalla comunità lgbt la località Punta della Suina a sud di Gallipoli.

Sin da 1969 si svolgeva ogni anno un evento di grande portata internazionale trasmessa anche in TV dal 1998, il rinomato Premio Barocco conferito a molti personaggi illustri della comunicazione, della solidarietà e dell’arte rappresentato da una statuetta di bronzo a forma di Galatea, una delle ninfe del mare nella mitologia greca. Dopo la pandemia questo evento non è più stato organizzato.

Dal 23 al 25 luglio di ogni anno si festeggia la santa Patrona di Gallipoli, Santa Cristina, protettrice della città e in onore della stessa si ha una grande devozione addobbando la città di luminarie e stand per tutto il corso Roma. Santa Cristina liberò la città di Gallipoli da una terribile pandemia di colera nel 1867, secondo la tradizione popolare pare che il cane che si trovava sotto i piedi della sua statua, presente nella Chiesa della Purità, sia scomparso durante la pandemia e ricomparso quando il contagio era cessato, diventando una prova che Santa Cristina fosse intervenuta nella guarigione degli abitanti gallipolini.

Otranto

Otranto ( in greco salentino Derentò) è una città di circa 6000 abitanti nel sud-est del salento sul versante adriatico. A volte denominata città bianca per essere caratterizzata da un centro storico con una certa armonia della sua architettura e la presenza di costruzioni dalla bianca facciata.

Otranto è una delle città più affascinanti del Salento perché si trova nella parte più ad Oriente d’Italia e la punta più estrema della penisola salentina. Il faro di Punta Palascìa, o Capo d’Otranto è infatti il punto geografico più a est della penisola italiana e secondo le convenzioni nautiche è considerato il punto esatto in cui si separano i due mari Ionico e Adriatico (fino a pochi anni fa era stato individuato presso Santa Maria di Leuca) e questo le rende ancora di più un posto suggestivo.

Il Faro sorge sul luogo di una preesistente torre di avvistamento del 16° secolo (per la difesa del territorio dagli attacchi saraceni) e può essere raggiunto percorrendo la litoranea Otranto-Santa Maria di Leuca e nel tempo è diventata una meta turistica soprattutto da chi ama fare trekking perché è un percorso naturalistico agevole, sviluppato lungo scogliere e strade risalenti l’epoca romana, e si può osservare dall’alto la meraviglia dell’immensità del mare, circondati dai profumi della macchia mediterranea.

 

Il Faro di Punta Palascia che si erge tra le rocce è uno dei cinque fari più importanti del Mar Mediterraneo, e come tale è tutelata dalla Commissione Europea; qui è presente una delle stazioni metereologiche più importanti a livello internazionale. Essendo nel punto più ad est, il sole sorge prima di qualunque altro luogo e la notte di San Silvestro, il 31 dicembre, molte persone convergono qui per godersi la prima alba dell’anno, in anticipo al resto d’Italia. La posizione della lanterna è posta a 60 m sul livello del mare e la sua luce è visibile a 18 miglia nautiche (33 km) di distanza. Attualmente ospita il Centro Ambiente e Salute degli Ecosistemi Mediterranei e un Museo multimediale del Mare, gestito dalla Marina Militare Italiana.

Otranto, dapprima centro greco-messapico e romano, poi bizantino e più tardi aragonese, si sviluppa attorno all’imponente castello e alla cattedrale normanna. Sede arcivescovile e rilevante centro turistico, ha dato il suo nome al Canale d’Otranto, che separa l’Italia dall’Albania, e alla Terra d’Otranto, antica circoscrizione del Regno di Napoli.

Il castello Aragonese di Otranto, insieme alla cinta muraria forma un unico apparato difensivo nella parte sud della città. Ricostruito dopo la Battaglia d’Otranto sotto la giurisdizione aragonese, il castello venne circondato da un alto fossato e l’architetto Ciro Ciri ristrutturò la struttura militare insieme alle mura della città. Nella seconda metà del Quattrocento il Castello fu radicalmente trasformato insieme alla Porta Alfonsina con la realizzazione dei quattro massicci torrioni cilindrici angolari. Più tardi nel Cinquecento fu aggiunto lo Spuntone scarpato portando ad una planimetria organica nel 1578. Infatti, sul lato dell’edificio che si affaccia sul mare, venne aggiunto un bastione a lancia con dei baluardi esterni per avvistare l’arrivo di navi e flotte nemiche. Sul bastione sono incisi gli scudi gentilizi di Antonio de Mendoza e di Don Pedro di Toledo, allora signori della città, mentre sul portone d’ingresso è scolpito lo stemma di Carlo V. Il castello ispirò la storia del primo romanzo gotico della storia nel 1764.

La cattedrale intitolata a Santa Maria Annunziata, fu edificata sotto la dominazione normanna e ultimata nel XII secolo. Sorge sui resti di un villaggio messapico, di una domus romana e di un tempio paleocristiano, ma è stata rimaneggiata in seguito alle devastazioni turche del 1480 in cui si consumò una delle stragi più forti della popolazione. Il 14 agosto circa 800 prigionieri maschi furono decapitati per non aver voluto rinnegare la fede cristiana: i cosiddetti Santi Martiri idruntini. I Turchi distrussero anche il Monastero di San Nicola di Casole dove i monaci basiliani avevano costituito la più vasta biblioteca raggiunta studenti da tutta l’Europa Occidentale. Fu uno di questi monaci, Pantaleone, l’autore del monumentale mosaico pavimentale (il più grande in Europa) contenuto nella cattedrale e si estende lungo le tre navate, il transetto e l’abside presentando un interessante Albero della vita. Nella cattedrale sono conservate le reliquie dei martiri d’Otranto . Da visitare anche la cripta del XI secolo di grande interesse storico e culturale.Da visitare nei dintorni c’è la rinomata e tanto visitata cava di bauxite, situata nel cuore della Riserva naturale di Otranto e rappresenta uno dei posti più suggestivi dell’intera Puglia. Il lago che si è creato dove sorgeva la cava di bauxite è di colore verde ma chiamato Lago rosso per via della presenza di questo minerale nella terra intorno. Trovandosi tra Punta Palascia e Otranto si può raggiungere attraverso la strada SP87 e parcheggiare lungo la strada principale andando a piedi o in bici per una escursione naturalistica. Il lago infatti è circondato da numerosi sentieri, dalla Valle della Cupa che è un’area protetta attraversata dal fiume, boschi con leccio e pino, macchia mediterranea e uliveti.

Il suo centro storico è caratteristico per le sue case bianche, piccole viuzze si intersecano in diverse botteghe artigianali locali, negozietti di souvenir, posti dove poter degustare un aperitivo, ristoranti e diversi locali che si affacciano sul mare. In particolare la sera c’è un’atmosfera divina con le luci soffuse sparse nella città e nel mare rendono il tutto una cornice perfetta per sognare e trascorrere bellissime serate romantiche, o perdersi nella storia che invade la città con le sue antiche mura passeggiando lungo i bastioni .

Nelle vicinanze ci si può tuffare nel mare e godersi la bellissima spiaggia bianca della Baia dei turchi. Questa baia si trova pochi chilometri a nord di Otranto ed ha una certa valenza storica, rappresentando la spiaggia sulla quale sbarcarono i guerrieri turchi che assediarono Otranto nel XV secolo, preludio alla conquista della città ed alla strage degli 800 martiri, che furono decapitati per essersi opposti alla conversione all’Islam. Bandiera Blu e Cinque Vele di Legambiente per le sue acque cristalline e per la sua spiaggia incontaminata.

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